Pomigliano d’Arco e la raccolta differenziata: una storia tra crisi e responsabilità
Pomigliano d’Arco è un comune della provincia di Napoli che conta attualmente 39454 abitanti. Ad oggi risulta essere uno dei comuni più sviluppati del napoletano, sia sotto il profilo economico che sotto il profilo organizzativo. Posizionata a 12 km a est di Napoli, è uno dei poli industriali più importanti della Campania dove sono ubicati gli stabilimenti della Fiat, dell’Alenia e dell’Avio.
La raccolta differenziata ha inizio nel comune di Pomigliano d’Arco all’alba degli anni 2000 in cui la città è riuscita a differenziarsi da tutte le altre zone del napoletano in tema di raccolta dei rifiuti. Soltanto con l’ausilio di piazzole ecologiche e di raccolta porta a porta, si è realizzato il 24% di RD, un risultato incredibile se confrontato con le percentuali dei comuni limitrofi. Da quel momento, nonostante moltissimi problemi legati alle società di nettezza urbana, quella percentuale iniziale, ha avuto un incremento costante. Tutto questo è spiegato cronologicamente con un timeline software chiamato Tiki Toki, che con l’inserimento di immagini, video e documenti contribuirà a spiegare meglio l’excursus storico della raccolta differenziata a Pomigliano.
L’ubicazione geografica del comune di Pomigliano d’Arco può essere vista allo stesso tempo sia come un fattore negativo che positivo. Non sarebbe una pazzia definire Pomigliano come uno dei poli industriali più importanti della Campania, e forse è anche per questo che sia le amministrazioni locali che la Regione Campania, hanno sempre spinto a definire il comune come uno dei siti principali di deposito rifiuti. Inoltre sembra giusto ricordare la posizione del comune che è molto vicina ad Acerra, centro del triangolo della Terra dei Fuochi, zona altamente inquinata per gli sversamenti illeciti di rifiuti speciali e non. Nonostante sin dal 2001 si siano alternati molti momenti in cui anche al centro stesso del comune si siano appiccati incendi e depositi illeciti di rifiuti, ciò che ha salvato parzialmente il comune di Pomigliano dalla totale emergenza sui rifiuti che ha investito gran parte dell’Italia durante il governo Berlusconi, è rappresentato dall’Isola Ecologica di via Gorizia. Questo impianto grande 2mila metri quadrati, ha rappresentato spesso l’unico motivo valido per cui la città di Pomigliano si sia realmente “differenziata” dalle altre zone limitrofe. I veri problemi per il comune sono iniziati nel 2008, quando per cause pubblicamente ignote e sconosciute l’isola ecologica ha dovuto chiudere i battenti, rendendo Pomigliano in alcune circostanze un comune in piena emergenza come gli altri. L’avvicendamento del nuovo sindaco di Pomigliano d’Arco Raffaele Russo, ha cambiato però l’andamento negativo che la cattiva gestione dei rifiuti stava creando. Il nuovo sindaco di Pomigliano d’Arco infatti istituì dall’aprile del 2011 delle novità che riguardavano la raccolta differenziata: un numero verde per la raccolta porta a porta degli ingombranti e conferendo una busta diversa per ogni tipologia di rifiuti. Un’altra piaga che tutta l’amministrazione comunale ha dovuto affrontare e in cui è stata direttamente coinvolta è stata l’inchiesta per tangenti sui rifiuti, costata cara a Salvatore Piccolo a quel tempo assessore all’ambiente del comune. Una notizia che destò scalpore tanto a livello locale quanto nazionale, che scomodò addirittura la redazione di Striscia la Notizia con Luca Abete che diede grande risalto alla notizia. Raffaele Russo e l’amministrazione sana decisero però di continuare nel loro cammino di pulizia e decoro della città di Pomigliano d’Arco e così tante sono state le iniziative promosse: la creazione di una busta intelligente per risalire ai proprietari dei rifiuti, la nascita di Cri all’interno dell’intera città, l’adozione della tecnologia attraverso computer e GPS per l’individuazione dei rifiuti e dei luoghi di sversamento illecito. La ciliegina sulla torta però di quel periodo fu la riapertura nell’aprile del 2014 dell’isola ecologica di Via Gorizia, divenuta da allora il fiore all’occhiello della raccolta differenziata pomiglianese, sito importante per il deposito soprattutto degli ingombranti, divenuto ormai da qualche tempo una vera e propria piaga per l’intera città. La riapertura dell’isola ecologica non fu però l’unica soddisfazione per il comune di Pomigliano del 2014, ciò che più ha contraddistinto quell’anno fu il raggiungimento della quota del 60% differenziata, un dato in ulteriore crescita poi per gli anni 2016- 2017.
Tante ancora poi negli anni successivi le iniziative promosse da russo e dalla sua amministrazione per sensibilizzare i cittadini alla differenziata e al corretto deposito dei rifiuti nel comune: Pomigliano come prima tappa del Comieco, Consorzio Nazionale che si occupa della raccolta a base cellulosica e il comune che regala olio extravergine per quello esausto. Insomma il Comune che educa i cittadini è un qualcosa che soprattutto al Sud sembra altamente inusuale e strano. Il presidente della regione Campania Vincenzo De Luca ha affermato nel novembre del 2018 di aver scelto Pomigliano come sede di alcuni siti di compostaggio tra i più importanti della regione Campania e ha comunicato di aver già stanziato dei fondi che andranno a corroborare non più l’idea di un sito di compostaggio, ma di una realtà che ormai è in procinto di nascere. Questo sito di compostaggio si andrà ad aggiungere agli altri siti di sversamento dei rifiuti del comune che oltre all’isola ecologica (centro di deposito temporaneo), utilizza gli impianti di Caivano, San Vitaliano, Gricignano e Pagani.
L’altro aspetto che ha contraddistinto gli ultimi vent’anni della raccolta differenziata nel comune di Pomigliano, è sicuramente rappresentato dall’ENAM, la società di nettezza urbana principale del comune di Pomigliano, totalmente dipendente dall’amministrazione comunale in termini economici. Una storia travagliata che ha visto l’avvicendarsi continuo di difficoltà, proteste e continue minacce di licenziamento per i quasi 160 operai dell’ente di nettezza urbana. Dopo il fallimento di PomiglianoAmbiente avvenuto nel 2008, l’ENAM ha conosciuto periodi di crescita e altri periodi di totale decadenza, con l’amministrazione comunale di Russo che ha sempre cercato di far prevalere gli interessi dei suoi lavoratori, soprattutto in qualità di socio unico dell’azienda. Singolare tra i tanti problemi delle società di nettezza urbana del comune di Pomigliano, è stata la causa del fallimento della PomiglianoAmbiente, dovuta tra le tante difficoltà, alla creazione di un robot intelligente di titanio (“Robogat”), nato per spegnere gli incendi nei tunnel e che invece ha creato una voragine di 16 milioni di euro sul fatturato della società che è andata inesorabilmente incontro ad un pesante crac finanziario. Per l’ENAM i veri problemi sono cominciati nel 2012 quando il Presidente dell’ENAM Nicola Di Raffaele, in accordo con la regione ha proposto un percorso di risanamento dei debiti della società che avrebbe pesato sui salari dei lavoratori che avrebbero dovuto decidere in poco tempo sul loro futuro. Da lì un vero proprio tira e molla tra amministrazione, regione e dipendenti sul futuro ma soprattutto una vera e propria crisi della raccolta nel comune. Il solito intervento del sindaco Russo ha fatto sì che si potesse raggiungere un’intesa, seppur parziale e temporanea, tra l’amministrazione e l’ENAM, facendo così in modo di poter dare un nuovo volto alla città. Una tregua che definire armata è poco, con una nuova crisi nel 2015 che ha portato il sindaco a chiedere in qualità di socio unico dell’ENAM, le dimissioni del CDA poiché il piano di ammortamento dei debiti non aveva convinto i giudici fallimentari. La storia dell’ENAM può essere definita quasi come una vicenda intrisa di avvenimenti talvolta irriparabili tra le parti in causa, ma che alla fine hanno trovato una soluzione sia sulla condizione finanziaria dell’ENAM, sia sulle condizioni della nettezza urbana della città anche in termini di guadagni.
La storia dell’ENAM nel corso degli ultimi anni sa di travagliato, ma non apparirà blasfemo dire che abbia un sapore di lieto fine.
Appare doveroso sottolineare alla fine di questo lavoro portato alla luce e che mai nessuno aveva ricostruito dall’alba degli anni 2000 fino ad oggi, come l’amministrazione comunale non abbia agevolato in nessun modo il nostro lavoro. In un project work dove i dati erano indispensabili sia per la comprensione di chi legge, sia per la costruzione del lavoro, il comune ci ha più volte silurato, non fornendo documenti e dati imprescindibili sull’analisi dei rifiuti come ad esempio l’invio del piano finanziario. Appare doveroso sottolineare infine come in molte volte citato sindaco Raffaele Russo non abbia mai risposto alle nostre sollecitazioni ed inviti per un’intervista dove il nostro fine era quello di dare una testimonianza per il buon lavoro fatto in questi ultimi anni e non certamente giudicare su quanto creato insieme alla sua amministrazione comunale.