Istruzione a Pompei: perché la trasparenza è competenza

Istruzione a Pompei: perché la trasparenza è competenza

Posted by on Giu 27, 2013 in Blog, Post

Finanziamenti europei: come vengono spesi nelle scuole di Pompei

Pompei è città d’arte, cultura e fede, ma è anche la città dei mille paradossi. Non che sia l’unica città ad averne, specialmente nel Mezzogiorno, ma forse il peso di colossi come Santuario e Scavi, aggravato dall’occhio senza palpebra dei media internazionali, ne danneggia la già gracile fisionomia facendola sembrare ancor più compromessa. Un esempio chiaro ne dà il Grande Progetto Pompei, che a 14 mesi dall’approvazione è ancora orfano di un piano di gestione, con la conseguenza che dei 105 milioni che gli corrispondevano non è stato speso neppure tanto. Ed è esattamente questo il paradosso su cui è opportuno concentrare il fuoco: stando ai dati di Open Coesione, per Pompei si spendono, nonostante il GPP, meno soldi per Cultura e Turismo (3,3 milioni) che per l’Istruzione (3,7 milioni). Va però fatta una necessaria premessa: il sito non è aggiornato su gran parte (dei già pochi) progetti relativi agli Scavi poiché o sono troppo recenti o ancora non assegnati. Un aggiornamento, ad oggi, porterebbe il tema “Cultura e Turismo” in avanti di molte spanne rispetto a “Istruzione”, così come legittimamente intuibile, ma si tratta purtuttavia di un caso che accende una spia per una riflessione.

Se dei problemi del GPP e della relativa gestione dei dati si è già parlato, è naturale domandarsi, per semplice accostamento, come le scuole di Pompei si approccino alla visione degli Open Data e più in generale quale sia la loro attenzione sulla trasparenza. Anzitutto i dati nudi e crudi (qui una più dettagliata infografica): dal 2007 ad oggi, le scuole di Pompei hanno ricevuto finanziamenti per 3,7 milioni di euro per un totale di 104 progetti, di cui 92 per acquisto di  beni e servizi e 14 per infrastrutture. Le scuole che hanno usufruito del numero maggiore di PON sono l’istituto comprensivo Matteo Della Corte e il Primo Circolo Didattico, ma chi ha usufruito della somma maggiore è il Liceo Scientifico Ernesto Pascal, con 490mila euro. Il liceo inoltre detiene un altro “record”, vale a dire di essere stato l’unico ad aver superato la soglia dei 100mila euro con un singolo progetto, avendo allestito due PON da 180mila e 108mila euro. Per le rimanenti scuole, ovvero l’istituto comprensivo Amedeo Maiuri e il Secondo Circolo Didattico sono comunque stati disposti quantità considerevoli di fondi e in linea con gli altri istituti e, inoltre, il Secondo Circolo può fregiarsi di un ulteriore “primato”, quale il numero in assoluto più alto di destinatari coinvolti, ovvero 824.

Istruzione online: cosa non va

Alle cinque scuole va dunque un plauso per la fervente attività. Tuttavia, approfondendo la ricerca e scavando giusto qualche centimetro in più, si riscontrano i primi problemi. Anzitutto si nota una pericolosa quanto fallace ambiguità, in Open Coesione, nei campi “Soggetto Attuatore” e “Soggetto Programmatore”. Ad esempio, per quest’ultimo, in numerosi progetti compare il doppio dato “Miur Istruzione” e “Miur” quando è evidente che si tratti dello stesso ente e chiaramente dello stesso programmatore, con non poche conseguenze in fase di analisi e manipolazione dei dati, specialmente se si aggiunge che la consultazione del file sui metadati non risulta essere granché d’aiuto. Un fenomeno simile si riscontra anche nel campo “Soggetto”, un problema che però è facilmente risolvibile se al nome dell’istituto si accosta il relativo codice meccanografico.

Cambiando fronte, ovvero il piano della pubblicazione sul Web dei dati, ad esempio dei PON, gli istituti scolastici non risultano però essere eccessivamente lodevoli. In ambito di trasparenza, va detto che le scuole sono tenute, “offline”, a rendicontare di tutte le attività nell’albo pretorio. Ma online? Dietro la lavagna finisce il sito del Primo Circolo Didattico, il cui sito è in fase di allestimento da lungo tempo, e di cui sono visualizzabili pochi documenti, tra cui, l’ultimo, il Piano di Offerta Formativa dell’anno 2011-2012. All’ombra della lastra nera finisce anche il Secondo Circolo Didattico, il cui sito, con estensione “.gov.it” presenta alcuni dati che in quello che dovrebbe essere il sito “non istituzionale” non compaiono e viceversa. Stessa sorte per la Matteo della Corte, sempre su estensione “.gov.it” ma aggiungendo generalmente un numero maggiore di informazioni e, per i PON, presentando una linea coerente con quanto già visto su Open Coesione. Promossi con sufficienza il Liceo Scientifico Pascal e l’istituto comprensivo Maiuri, che offrono siti frequentemente aggiornati e con un ordine cronologico, sebbene confusionario, della pubblicazione dei vari bandi, notizie ecc.

Trasparenza & Istruzione: la necessità di competenze

Tirando le somme, quella della confusione che sottostà alla gestione e organizzazione dei dati dell’Istruzione sul Web è cosa nota e di certo non ascrivibile alla sola Pompei. I problemi fondamentalmente sono due: non esiste un framework normativo che provveda a stabilire gli standard di allestimento dei siti degli istituti scolastici, che si arrangiano un po’ da sé; altra, e ben più importante questione, è che se viene richiesta l’attivazione del canale telematico (considerazione estemporanea: chi ha detto che il passaggio al digitale è un sinonimo diretto di semplificazione?) non si fa alcunché per fornire strumenti e supporto per far sì che si realizzi una (buona) digitalizzazione. In questo senso la trasparenza diventa una forma di competenza. Competenza di pubblicità, di open governance, e anche, più in generale, di valutazione uniforme. Per fortuna in questo il MIUR ha già mosso qualche passo. In un documento recente, si rende noto che si realizzerà un PON, Azione H.2, “Percorsi di formazione sulle procedure di acquisto della PA in ottemperanza alle direttive europee e comunque finalizzate a promuovere la trasparenza dell’azione amministrativa e la legalità”, con specifico progetto per “Task-force e servizi integrati di accompagnamento sulle attività negoziali: avvio delle attività e definizione delle modalità di erogazione e fruizione dei servizi di accompagnamento a supporto degli istituti scolastici”, indirizzato a Dirigenti Scolastici, Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi e Assistenti Amministrativi. In altre parole, quelli che una volta venivano chiamati “presidi”, “segretari” ecc., nel loro nuovo ruolo di DS e DSGA, sono responsabili delle attività negoziali, ad esempio l’affidamento di servizi, o la stipulazione di bandi. Essendo queste mansioni di particolare delicatezza e criticità, specialmente se riguardano finanziamenti anche molto consistenti che necessitano di un impianto burocratico-normativo di non facile gestione, il MIUR ha deciso di provvedere, con il PON, all’“attivazione di servizi integrati che rendano possibile l’attuazione di un’efficace strategia di accompagnamento alle attività negoziali e la costituzione di task-force specialistiche dislocate (di FormezPA, ndr) territorialmente e impegnate a realizzare attività di supporto consulenziale e di affiancamento on the job”. Mai più soli dunque, con l’obiettivo generale di migliorare la qualità della spesa dei programmi cofinanziati.

Alla luce di ciò, ecco perché la trasparenza deve passare, e anche trasformarsi in, competenze specifiche per una sua efficace attuazione. Perché la trasparenza non è una finestra, è un intero edificio di vetro, e sostenerla e reclamarla senza prevedere skills e capacità è quanto di più opaco, sterile e dannoso possa esserci per la PA. Una casa degli specchi. Per le allodole.